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Riccardo III
ha un cavallo sul quale scommettere


Un cavallo! Il mio regno per un cavallo! E poi ancora borbottando: “Sono mesi che non ne azzecco uno!” Aveva un portamento regale quel vecchio barbone che bofonchiava con una bottiglia di whisky sotto il braccio. Malediva il mondo e la sorte ma non diceva cose insensate. Se la prendeva con l’esito dell’ultima corsa al galoppo che l’aveva visto nuovamente soccombere come scommettitore. “Nella vita saper scegliere il cavallo giusto è la sola scelta importante. Più di una donna, più di un lavoro! Aver sposato una poco di buono o avere un lavoro riprovevole ti dà la possibilità di mollare e ricominciare. Il cavallo no. Una volta che hai scommesso hai scommesso. Non puoi dire, guardate in effetti mi sono sbagliato!” 
C’è sempre la possibilità di rifarsi alla prossima corsa – risposi io incuriosito dal soliloquio di quell’uomo mezzo sbronzo. 
“Intanto la posta per la scommessa persa la devi pagare tutta. E poi nessuno ti crederà più se hai sbagliato scommessa per il cavallo che ritenevi vincente! Voglio dire, nessuno ti presterà un soldo per fare una nuova scommessa perché stima che tu non riuscirai a vincere avendo precedentemente perso!”. Non faceva una grinza. Prima di schermirmi dall’inevitabile richiesta di un prestito provo a indovinare chi è l’uomo. Ma l’avevo già capito. E anche lui, sono sicuro, con qualche pudore era consapevole di esser stato riconosciuto. Questa fine ha fatto Riccardo III, re d'Inghilterra. Avevo letto di lui nell’opera di Shakespeare ma l’uomo che avevo davanti, sebbene mal ridotto era ben diverso dal personaggio vile, meschino e deforme descritto dal genio della drammaturgia. Re Riccardo III? – Osai adottando impertinenza un po’ ingenua. 
“Hai fatto goal, ragazzo! Ma rimani comodo. Dovrai servirmi per la prossima scommessa!” 
La caduta non gli aveva fatto perdere il senso dell’umorismo che né la tradizione storica né quella teatrale gli erano appartenuti. Prima che lui avanzasse richieste allora volli togliermi qualche curiosità: 
Scusi, ma lei, Sire, non è morto nella battaglia a Market Boswothnel 1485?
“Ma, ragazzo, credi ancora a quello che scrivono? Dovevano togliermi di dosso e ci sono riusciti. E allora io gli ho detto: ‘fatelo, lasciandomi salva la vita, io non vi nocerò’. Tanto sapevo che comunque ero fuori perché ero salito sul cavallo sbagliato. Non era quello il mio tempo, non era quello il mio turno. Meglio passare da una sbronza all’altra piuttosto che essere ammazzato e poi vedere il proprio cadavere profanato dai villani prima di trovare sepoltura. E non mi sono pentito. Ma voi non parlerete, vero?” 
Non si preoccupi, Sire, io mi faccio i fatti miei!
“E non chiamarmi Sire!” – A questo punto irritato.
Però prima che parta la prossima corsa un quesito me lo deve sciogliere. Lei non può ascrivere tutto alla mala sorte e alla cattiva letteratura su di lei. Aver rinchiuso i due principi diseredati figli di suo fratello e poi voler sposare in seconde nozze la loro sorella Elisabetta… Non le sembra di aver esagerato?
“Io? Esagerato? Voglio capire cosa c’è nella storia d’Inghilterra che non sia, come tu dici, esagerato! Segui con attenzione tutti i passaggi della guerra tra York, Tudor e Lancaster e mi trovi in una morte dove ci sia la ragione di Stato! Ciascuno combatteva per il suo dominio! E per difenderlo cercava di affossare l’altro. Le azioni criminali sono state promosse ed esecutate dagli stessi luogotenenti che poi mi hanno voltato le spalle.
Cortigiani! La ragione era una sola. In mezzo a queste nefandezze avevo avuto il torto più grave di imporre che i principi mi prestassero soldi per mantenere l’esercito. Avevo capito che quel manipolo di corazzati senza palle non avrebbero tenuto botta al ritorno dei Lancaster!”
Non capisco allora qual è la scommessa sbagliata che avrebbe fatto!
“Credere che il momento che stai vivendo sia il tuo momento solo perché lo stai vivendo. Un errore infantile. Non è da vero scommettitore. Bisogna sempre restare distaccati e saper buttarsi, rapaci, nei momenti in cui si crea il varco. Non credere che il varco esista solo perché lo stai aspettando. Va be’! Le chiacchiere stanno a zero, andiamo a giocare?”
Perché questa ossessione per il cavallo? Tanto da barattarlo con il proprio regno?
“Non c’è cosa che dia più il senso di libertà e in contempo di profondo accordo con un altro essere che montare un cavallo in corsa. Sono sensazioni che il potere o il possesso di una donna non ti darà mai! Io l’ho sempre saputo. Quando mi sono accorto che stavo perdendo tutto ho cercato lo scambio. Ma a quel punto non mi avrebbe creduto più nessuno. Ma neanche prima mi avrebbero creduto. Perché lei mi crede?”
Andiamo a giocare, sono convinto che Fulmine di Guerra taglia per primo!
“Noooo! Con lui parte anche Soldatino, e allora non c’è storia!”
Proprio così, non c’è storia!

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