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22 febbraio '13 - elezioni elezioni!
CONTRO GRILLO
Si chiude la campagna elettorale che farà scuola. L'urlatore a piazza San Giovanni raccoglie cinquantamila cristiani reali. Il resto del suo successo affidato al terrore dei sondaggi


Probabilmente non si ricorderà mai più un esponente politico dire tanto e indicare nulla. Questo il destino di Beppe Grillo politico. Questa è la scaturigine del suo successo e in contempo il determinarsi dei suoi limiti. Nelle sue parole guida la citazione del Mao tze tung di "Bombardate il quartier generale!" (come identiche le nuotate per dimostrare vigore) ed in contempo le strizzate d'occhio a Casa Pound, come l'acquizione dello slogan che fu dell'Msi nel '93: "Arrendetevi!" Ricorda il dolciniano Salvatore ne Il Nome della Rosa. Reso demente dalla  repressione, il frate parla con tutte le lingue del mondo e muore arso canticchiano una vecchia litania toscana acquisita probabilmente quando era in fasce. Per entrambi siamo oramai a un livello basico di espressione. Una grande occasione di studio per i linguisti generativisti alla Noam Chomsky.
Il finale di piazza San Giovanni dal quale ci si aspettava il colpo di cannone finale ha deluso. Una prima ragione consiste nel fatto che l'affluenza non è stata altissima. Presente, il cronista, ha potuto rilevare tante presenze di irriducibili di una certa sinistra agé. Non c'era la società civile, non c'erano le persone comuni arrivate per ascoltare il loro divo. Ed hanno fatto bene, perché i contenuti sono quelli espressi nei venti secondi di spot elettorale che i giornali televisivi hanno puntualmente dedicato all'ex comico per sei mesi senza riceverne compensi. Solo contumelie per la stampa asservita al potere. Non si capisce bene il motivo, vista tutta la risonanza avuta proprio attraverso il mezzo televisivo che, senza interviste a pagamento, ha offerto il massimo del riflesso che poteva essere dedicato al nuovo leader: la contumelia, la provocazione, la frase ficcante che funziona. E per queste espressioni sono sufficienti pochi secondi. Non servono lunghe interviste, non servono analisi, inutile l'approfondimento.
In questa versione anti-intellettualistica Beppe Grillo aggiunge contenuti nuovi alla politica. Dice innanzitutto che "questi politici sono morti". E questo è vero, chiaramente si intende subito il valore morale dell'espressione: l'incapacità di guardare agli interessi della comunità e di sapersi battere per convinzioni proprie. Poi dice: "un'altra Italia deve governare, la gente comune, la gente che lavora, avvalendosi al massimo delle possibilità offerte dal web sia in termini di acquisizioni di conoscenze, sia in termini di trasparenza". Qui entriamo nella chimera. Gli italiani, come qualsiasi popolo, non intendono minimamente autogovernarsi ma delegano delle persone che si offrono volontarie a fare questo lavoro per loro, si chiama: "la politica come servizio". Il fatto che la classe politica abbia sommariamente abusato di una condizione di favore per prendere illeciti vantaggi, come quelli di ritenere il proprio stato occasionale come rendita di posizione, non deve essere scambiato come istanza di maggiore democrazia. Non ci sono segni per cui la società chiede maggiori spazi democratici. Le prove di abbassamento dei livelli decisionali si sono dimostrati ovunque deludenti. (La crisi della sinistra trascinata per tutti gli anni Ottanta fino a Tangentopoli sta a significare proprio questo).
Grillo dice: "via l'Italia dall'Europa, via dall'Euro, no alla Tav" ... Disegna un'apocalisse mostrando un'impoliticità che esprime bene sé stessa. Se veramente si volesse raggiungere questi scopi si troverebbero degli obiettivi intermedi per iniziare dei percorsi di modifica. Allo stesso modo della Lega che voleva la secessione ed ha formulato la proposta del federalismo. Il fatto che si spari in alto dall'inizio, senza dialogo, senza intravvedere interlocutori è il segno che questi obiettivo non si vogliono raggiungere. Servono ad attestare una presenza, a lanciare un urlo, a tentar di scomporre con la convinzione che ci sarà sempre qualcuno a rimettere pazientemente insieme i cocci.
Un gioco pericoloso. Il vaso una volta rotto, non è detto che si ricomponga. Non è detto che si ricomponga come era prima. Come un sistema democratico vorrebbe.