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19 aprile '14 - suoni
Swing out pictures!
La mostra di Marco Recchia pittore e musicista


Musica e Pittura consistono in ambiti espressivi talmente lontani. Combinarli diventa un azzardo oppure puro sfoggio di manierismo, mera esercitazione didascalica. L’espressione di contenuti svincolati da linguaggi e schemi canonici, nel Novecento, hanno conosciuto balzi in avanti e terribili regressi. Oggi non chiediamo più all’artista di condurci, di dare un senso nuovo per contenuti diversamente inspiegabili. L’arte non deve essere né consolatoria né espressione illuminata. L’arte la troviamo ovunque e forse la dobbiamo scoprire noi stessi. Questo lavoro di setaccio, ricerca, riflessione, attenzione e “ delicatezza dell’afferrare ” (ausdenken nietzscheano) colloca lo spettatore, l’utente, il fruitore dell’opera, chi sta dall’altra parte della tela, chi ascolta il concerto e non suona, come il protagonista fondamentale. L’artista smette di essere un monumento vivente della nostra società per diventare sempre più colui che riesce a connettere suggestioni che chiedono di essere condivise. Quando avviene la condivisione tra chi opera sulla tela o chi suona si compie il magico accordo. Chi suona o dipinge capisce di non essere solo. Tanto più lo capisce chi sta dall’altra parte della tela o del palco. Ma l’accordo è fatto di tre note. Tra il raffigurato o il suonato e l’utente manca il termine medio. Il medio è dato con l’artista. Ed è questo il caso di Marco Recchia che in questa ricerca attenta, paziente, forsennata nelle sue note e nei suoi colori, cerca una dimensione di cui qualcuno possa appropriarsi, sentendola come fosse espressa da lui. Chiaramente Marco Recchia non è solo in questo lavoro. Ha il blues dalla sua. Quando diventa le note dell’orchestra di Count Basie o Duke Ellington il blues diventa swing. Lo stesso swing che esce da Marco Recchia in versione di musicista. Ha una scuola e un esercizio costante sui colori in grado di fargli trovare volta per volta il percorso. Non sappiamo dove porteranno questa strade. Marco Recchia, come gli artisti del nostro tempo, sa perfettamente che non potrà mai fare a meno di percorrerlo. Ed anche questo lo fa somigliare ai suoi ammiratori.