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02 febbraio '15 - narrazione
Sotto missione
L'agente segreto dell'Io combatte l'eccedenza della Storia


Che sia vero? Il culmine della felicità dell'uomo consiste nella sottomissione più assoluta. Parafrasi di un certo tipo di sottomissione della femmina verso il maschio. La raffigurazione tipica è in modelli di società dell'Ottocento. Pensavamo di aver superato questa chimera degli uomini che hanno totale supremazia assoluta, ma non è vero.

Che sia vero? L'Europa che perde un primato morale nel mondo quando nella prima guerra mondiale scatena l'inferno sulla Terra rovesciando anche un ordine morale rimasto fisso per millenni. Thomas Mann e Sigmund Freud lo avevano detto: non c'è più futuro per popoli, come quello francese e quello tedesco, che ne costituiscono i fari più illuminati. E abbiamo sempre sperato non fosse vero. 

Riflessioni rimaste in un serbatoio segreto che escono alla luce della Storia. Tutto questo grazie ad un'affermazione elettorale del mondo musulmano in Francia. Quando mai era successo questo in un panorama politico completamente omologato?

Improvvisamente questo deve interessare all'intellettuale che vive tutto nella soggettività. In Huysmans il suo motivo ricorrente, l'oggetto di studio che diventa trasmissione verso la soggettività. Nell'imitazione che lo studioso fa dell'autore studiato la manifestazione più tipica del regresso dell'Io, con simultaneo riconoscimento della realtà effettuale come mera esteriorità. Ma lo studioso di Huysmans ha ragione sicuramente su un punto: nel momento in cui si decide di calare nell'abisso dell'Io si perdono di vista i punti di contatto con il mondo, pur rimanendo il mondo mondo. La stessa considerazione induce una riflessione ben più ardua: questa nevrosi – perché tradotto in altra dimensione, come necessariamente dobbiamo fare pena il ricadere noi stessi nell'abisso dell'Io – ha ragion d'essere oppure prende semplicemente ragione sul resto perché il resto soccombe? In questo ultimo senso il resto perderebbe di ogni ragione

Non importa quindi che vinca alle elezioni un governo teocratico formato dall'ex minoranza musulmana, non conta la sensualità di qualche amorazzo a ricondurre l'identità nel rapporto col mondo. Lo studioso guarda quel che accade con il senso di estraneità maggiore che se fosse alla proiezione di un film. E questo perché il film della vita e del corso nel mondo non li ha scelti lui. Gli arrivano. E lui con la meticolosità lieve che resta allo studioso nel suo testimoniarsi come esistenza nel mondo, può solamente appuntarla, trascriverla, nei suoi accadimenti. Il senso di questi appunti, giorno per giorno, che diventano racconto, non vuole raccontare nulla e non vuole avere precisamente un senso – almeno nella significazione di direzione o verso. Questi appunti servono a testimoniare a sé l'esistenza che risulta incompiuta. Ma qui arriviamo anche ad un rovescio. Solo questa testimonianza, per così dire, assolutamente disinteressata e priva di passione, amore di tradizione e di identità collettiva, può degnamente riportare gli accadimenti in modo scevro da contaminazioni scioviniste. E in fondo, anche in questi passaggi epocali, in cui una parte delle forze in campo prevale, le manifestazioni anche esterne non sono così grandi. “Il cambiamento di regime politico non aveva lasciato tracce visibili nel quartiere. Gruppi compatti di cinesi continuavano come sempre ad accalcarsi davanti alle sale-corsa, con le cedole di scommessa in mano. Altri spingevano di gran premura carriole piene di manghi, salsa di soia, riso. Niente, neanche un regime musulmano, sembrava in grado di rallentare la loro attività incessante” (pag.151). Ma gli accadimenti non mancano di coinvolgere quel che accade nella specifica vita identitaria, sia questa intesa non nel senso intimistico o spirituale, bensì sotto il profilo strettamente pratico. “Diecimila euro al mese per un docente mediocre, che non poteva produrre alcuna pubblicazione degna di tanto nome, e la cui notorietà era nulla: avevano davvero mezzi illimitati” … “Avevano persino rilevato alcuni appartamenti nel V e nel VI Arrondissement per farne alloggi da assegnare ai docenti; lui stesso aveva un delizioso trilocale in Rue du Dragon, per un affitto minimo” (pag.155). “Avevano” ripetuto esprime quella linea di differenza sulla quale lo studioso di Huysmans aveva sottaciuto nella prima parte di trattazione. Ora la rappresentazione cambia. L'alieno entra in scena e inevitabilmente la determina. E l'abbraccio edipico col cuscino che regalava sonni ancestrali con identità ataviche deve perdere il suo posto per l'irruzione della Storia nella vita ordinaria come in quella spirituale. Ed in questo probabilmente consiste la loro vittoria finale.


Michel Houellebercq, Sottomissione, ed. Bompiani, 2015, Milano, pagg. 249, Euro 17,50