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04 marzo '15 - raffigurazione
Il selfie
Quando il genere della raffigurazione è superato per la rappresentazione


Apple non è solo un brand. Apple esprime la sineddoche della tecnologia che afferma l'esaltazione della fantasia, del senso del bello, dell'eleganza. Apple allora toglie al mondo tecnologico la titanica raffigurazione della realtà come conseguenza necessaria del sapere razionale. Con Apple è proprio il superamento di ogni limite precostituito, di categorie e generi ad essere affermato. Si modificano costumi, colori, comportamenti. Anche l'ossessione di un comportamento ridondante come il selfie viene rovesciato tanto da non essere effettuato, bensì rappresentato. Perché il selfie nel momento in cui è, è già storia, è già trapassato. L'occhio osservante dell'artista, quindi, supera la camera e obiettivo per trasportarsi poco più in là. Riprende il corpo che vuole raffigurarsi. È un corpo che ha superato la modernità e il suo tentativo di raffigurare le unità di luogo-spazio e azione per l'usclusiva egida del soggetto pensante. Questo corpo ha superato la sua stessa corporeità, sia in senso fisico che nel senso di partecipazione psichica del proprio sé. Una corporeità di questo tipo non potrebbe fare a meno di includerlo nella specificità di genere. E invece il corpo ha gambe maschili, forti, di un calciatore, ma ha i seni abbondanti di una donna e della femmina conferma la fenditura sotto le mutande aderenti. È un corpo che non ha bisogno di dire chi è. Ed è il selfie raffigurato a rendere emblematico questo rifiuto. Il chi è significherebbe inserirlo in una dimensione di genere e specie. Lui sfugge a tutto questo. Non sfugge al proposito di guardarsi ma nel farlo ha già superato sé stesso. È diventato storia, fatto raffigurato. Di lui resterà quindi quel gesto e lo strumento in grado di dargli raffigurazione. Un gesto che vuole esser tolto dalle mani tecnologiche per essere affidate a quelle visionarie di chi, giorno per giorno, costruisce visioni del mondo. E non importa se questo soggetto risponde al nome e cognome del pittore, Tommaso Pensa, oppure al nome di uno stile tecnologico. Anche questo dilemma è stato superato e si fa storia nell'immagine che si dà di sé. Su questa immagine che parte da una raffigurazione pittorica per arrivare ad un'autentica rappresentazione si chiede il riscontro ai coevi.