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16 novembre '15 - Francia
La guerra come ce l'hanno raccontata
Proprio vero che nei momenti di crisi si riconosce la verità degli uomini. Questo vale anche per i popoli e per le condizioni internazionali


I fatti accaduti a Parigi venerdì 13 novembre hanno sollecitato la vertigine reattiva facilmente prevedibile. Cascami di riferimenti ad Oriana Fallaci che riteneva tutto l'Islam colpevole, che riteneva il fenomeno dell'immigrazione come un'invasione premeditata da quel popolo nel nostro mondo, che imputava al centro-sinistra e nello specifico a Romano Prodi le più gravi responsabilità delle nostre aperture, che ha invocato l'intervento degli Stati Uniti nella guerra in Iraq - oggi ritenuta da tutti inutile per i presupposti che l'ha mossa: smantellare l'arsenale bellico invece inesistente.
Questo per dire che la confusione è molta. Troppa. In queste condizioni è impossibile operare una scelta sensata per un paese rimasto sempre fanalino di coda, di chi stava già in coda: l'Europa. 
Sono infatti gli Stati Uniti e la Russia che debbono decidere come intervenire in Siria, quale è il nemico più pericoloso da abbattere: l'Isis oppure il regime del dittatore siriano Bashar al Assad. 
L'Europa non ha mai contato niente. L'Europa non esiste politicamente. L'Europa si riduce a una moneta realizzata per fare da diga agli effetti della globalizzazione. 
L'Europa non ha mai avuto una politica estera, non si sogna di formare un esercito condiviso. Quando la Francia decise di bombardare la Libia, insieme all'Inghilterra, non chiese l'alleanza con l'Italia. L'indomani dell'attentato al giornale Charlie Hebdo, Hollande si chiuse in un summit con Angela Merkel, neanche uno sgabello per il povero Renzi. Ed ora? Si chiede la santa alleanza anche al nostro paese. 
E invece se negli ultimi quindici anni l'Italia si è salvata da attacchi terroristici è stata per la politica di apertura anche al mondo arabo. Politica opportunistica, si dirà. Politica cerchiobottista, si accuserà. Ma è l'unica politica che l'Italia può sostenere con coerenza, non essendo in piedi alcun altro sistema di alleanze che ci tenga effettivamente legati a un patto.
L'Italia deve starne fuori. L'orrore visto in televisione, per cui abbiamo esecrato e manifestato sincera solidarietà ai francesi, diventerà presto cosa comune nelle nostre città. Tutto, senza aver mai avuto delle colpe effettive da pagare.
Si dirà: "C'è un pericolo islamista che bisogna affrontare. Non ci si può chiamare fuori davanti al chiamata dell'Occidente". Benissimo. E allora cominciamo a dirci qualche verità. Sì perché sull'Isis il balbettio dei gazzettieri è la nota più desolante. 
L’Isis non è semplicemente un movimento terroristico. 
L'Isis col suo ingresso sanguinario nella scena mondiale oramai non dice nulla di nuovo. Utilizzando la repressione di Assad ha messo a frutto le risorse che gli sono arrivate dalle monarchie del Golfo, prima fra tutte l’Arabia Saudita. Complici gli Stati Uniti. Complice l'indifferenza di ciascuno dei paesi europei che contano nello scacchiere mondiale: Francia e Inghilterra. 
L’Isis prosperava ma nessuno ha mosso alcunché. Fin quando Stati Uniti e Arabia Saudita sono riusciti a contenerli territorialmente: che rimanessero in zona di confine dell'Iraq. 
In Siria però Isis era funzionale far cadere Assad.

Ma tutto questo non è avvenuto. Il gioco sulla scacchiere mediorientale di questi grandi strateghi non ha funzionato. Perché dovremmo ascoltarli ora?

Il Medio Oriente chiedeva a chiare lettere un aiuto per combattere questa guerra. Nessuno si è mosso. La Nato ha osservato gli sviluppi del collegamento tra Isis e Turchia di Erdogan. Non a caso i buoni dell'Occidente hanno mosso la loro indignazione a comando quando la Russia ha bombardato i ribelli islamisti di Al Nusra. 

Isis è cresciuta perché la Russia non avrebbe potuto continuare una guerra su terra. La Russia per la sua posizione scomoda (è proprio il caso di dirlo) ha pianto i suoi duecentoventiquattro morti per l'attentato all'aereo sul Sinai. Ma l'Europa, l'Italia nello specifico, non hanno mostrato tanta commozione. Perché? Solo perché la Russia è più lontana? Sempre Isis si è titolata la paternità della strage di Beirut. Non sono figli di Dio i morti di Beirut? Eppure non si sono sentite le prefiche piangere, in Italia o in Francia.

Ma l'Italia prenderà, come sua tradizione, la posizione di mezzo. Se ne vedono i più chiari cenni. Quando in Arabia Saudita Matteo Renzi promuove il made in Italy non può non sapere che si tratta di un paese con qualche filiazione all'Isis. Lo sa. Tanto che parla di attacco all'umanità. Non all'Occidente, non a un modello di vita, non ad un'identità condivisa di cui anche lui dovrebbe esser parte.

Eliminare l’Isis è possibile. Si possono conoscere persona per persona e prendere capillarmente.

D'altra parte la scena della Francia è desolante. A quattro giorni da un attentato di queste proporzioni che non riesce a fermare i responsabili, non riesce a dare una ricostruzione credibile di quanto è successo, non è riuscita ad anticipare un programma di queste proporzioni, quale affidamento può dare come alleato militare? Tutto segretato dai servizi di sicurezza? Francamente finora questa sicurezza ci ha reso finora molto insicuri. Affidarsi a scialuppe improbabili è una soluzione ancor più improbabile.