Ogni anno circa 6 milioni di ettari di vegetazione vengono tranciati per diverse utilità: incetta di legno, edificazioni, realizzazione aree di coltivazione e allevamento. Altri 20 milioni di ettari sono interessati a questo processo, ma nel senso di non essere utilizzabili. Secondo la stima delle organizzazioni internazionali le aree a rischio desertificazione sono dunque valutate attorno al 35% della superficie utile. Sul problema della desertificazione - che è diverso dalla trasformazione in deserto - di vaste aree le Nazioni Unite ogni 17 giugno promuovono "la Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità".
Quest'anno la concentrazione del dibattito approfondisce il tema della vita dell'uomo sul pianeta. Viene proposta un'equazione "la conservazione del territorio delle acque: proteggere il nostro futuro".
L'impoverimento dello strato superficiale del suolo costituisce la riduzione della sua capacità produttiva. Le conseguenze consistono nella migrazione dei popoli.
Le dinamiche che danno vita alla desertificazione sono dovute alla variazione della copertura vegetale dei terreni, causa la perdita graduale dello strato di humus, a cui si aggiungono i processi erosivi che, alterando la struttura del terreno e la sua capacità di ritenzione dell'acqua, provocano strati di degrado praticamente irreversibili. Normalmente i terreni più sensibili ai fenomeni di desertificazione sono quelli situati in clima arido e con pendenze relativamente eccessive.
L'abbattimento di foreste per destinare i terreni a colture o pascoli oppure per ricavarne legname da costruzione o legna da ardere ha creato un deficit unico nella storia del pianeta.
Ma a ben guardare secondo la stima delle organizzazioni internazionali la necrosi della terra è solo in parte determinata dall'erosione di aree a verde. Se - come attestano le ricostruzioni - 10 mila anni fa la superficie forestale totale della Terra era pari a 6,2 miliardi di ettari ed oggi ne rimangono 4,2 miliardi il passo dell'industrializzazione ha avuto un corso meno devastante di quanto l'immaginazione potrebbe far figurare.