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14 maggio '18 - DiMaioSalvini
Fumata grigia
Una poltrona per due in un gioco di riscrittura delle regole democratiche


Ci sono due forme di gravità in questa dinamica. Da una parte mettere al centro il contratto è tutto il contrario della pratica che adottò Craxi e successivamente Berlusconi, nel 2001. Loro firmavano un contratto in cui i due contraenti che erano: 1) i soggetti politici e 2) gli elettori. Prima delle elezioni. Non dopo. IL voto a favore doveva dimostrare che questo contratto era firmato anche dagli italiani. Salvini e Di Maio firmano un contratto tra di loro. Solo loro due sono i contraenti di questo contratto. Non ci sono gli italiani. (Cosa risibile è il sondaggio nella piattaforma Rousseau. Voteranno alla spicciolata pochissime persone). L'altro elemento di gravità in questa formazione di governo consiste nel fatto che la sua ultimazione verrà resa pubblica sulla piattaforma Rousseau prima della presentazione al presidente della repubblica. Sullo sfondo c'è il terrore per il ritorno di Berlusconi per cui si vuole che il governo duri il più lungo tempo possibile affinché in caso di elezioni potrebbe tornare a fare l'asso piglia tutto. Ma c'è un altro elemento orrido in questa pratica. Almeno per come la si evidenzia. Concentrarsi tutto su un programma nel dettaglio per cinque anni e mettere da parte la questione della persone che dovranno attuarlo significa negare ogni autenticità, ogni autonomia piena, ogni valore di intervento specifico dell'esecutivo per il futuro. Saranno come dei soldatini che dovranno eseguire i compiti elaborati da queste due grandi menti che sono Salvini e Di Maio? Dio ci salvi dai grandi elaboratori. Dio ci salvi dalla retorica delle regole e della tecnica.