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23 maggio '19 - Etica
Lauda, un ricordo
Un anticipatore col vizio della vittoria. Celebrato a Montecarlo


Avere Niki Lauda tra i miti mi ha salvato dal comunismo: dal non cedere definitivamente alla teoresi collettivistica e ugualitaria per cui se non eri in un contesto di cose non eri. Mi ha insegnato che ci può essere un invidividualismo che opera la sintesi del sistema, che essere avanti è più importante dell'essere primi, che bisogna interpretare il tutto perché possa volgere al meglio. "Che uno è meglio di molti!"

Lo conobbi in due occasioni. La prima, precedentemente all'incidente, in una manifestazione Fiat, apparve con la sua aria scanzonata e con un fare un po' imbranato. Sembrava più emozionato di me. Ci disse entusiasta del suo lavoro e del suo mondo: "io pe' Ferrari corro anche senza moneta".
L'altra volta eravamo più grandi, a Monza, prima del Gran Premio, era metà anni Ottanta, lui stava con Mac Laren. Ci aggiravamo come scemi tra i paddock e quasi non ci interessavano le belle donne che giravano. Ciascuno andava furtivo per la sua destinazione, c'era più un'aria da mercato che corsaiola.
Avevamo già rinunciato quando da una roulettes percepisco una presenza dietro. Era lui. Quel volto segnato. Aveva un carisma che lasciava senza fiato. IL mio amico gli chiese l'autografo sul pacchetto di sigarette Marlboro. Lui storse la bocca di sdegno. Ma Marlboro era lo sponsor ufficiale di Mac Laren!

Lauda e Hunt. Due archetipi agli antipodi. Forse la gara vera fu tutta lì. Ma francamente tra i due non c'era gara. Hunt vinse un mondiale su Lauda per l'incidente famoso ma soprattutto per un broglio nell'assegnazione dei punti.

Di lui facevano impressioni le frasi taglienti, il non idulgere alla cortigianeria dei gazzettieri. Quando provocatoriamente gli fu chiesto se lui si sarebbe fermato per Merzario lui rispose altrettanto provocatoriamente: "sono pagato per correre non per fermarmi". Avevano da scrivere i piccoli sciacalli della parola. Non capivano però che così facendo raccoglievano solo il fumus di una vicenda nefanda e terribile che fu il Nurburgring. Lauda glielo stava dicendo a suo modo.