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26 febbraio '20 - Estetica
Sulla fenomenologia del Conte
In risposta a un corsivo di Marcello Veneziani http://www.marcelloveneziani.com/articoli/fenomenologia-di-giu-conte/


La sintesi dell'ologramma ' Giuseppe Conte ' rimane il suo esordio: il curriculum falso. Si evince chiaramente che stiamo parlando di un volgare cazzaro. Volgare perché potremmo incontrarlo tra il popolo in ogni bar d'Italia fanfalucare sue vittorie amorose o un trascorso come grande sportivo oppure cimentarsi con "io lo avevo detto". Un gagà cialtrone per un film degli anni Cinquanta. IL solito imbelle che piace alle masse prese però nell'individualità di ciascuno che davanti alla sua pochezza si dice in modo auto-consolatorio: se ce l'ha fatta uno come lui posso farcela anche io. Oppure nell'altrettanta versione consolatoria che nella nostra società non vince il merito, ma il caso o la fortuna. Non sono quindi d'accordo con Marcello Veneziani. Giuseppe Conte è ben altro dal Nulla. Giuseppe Conte viene selezionato misteriosamente in un casting che, per quanto esprima un livello di peones assaltatori della diligenza, è comunque una prova con pochi, selezionati giudici a decidere. Giuseppe Conte resiste alla consequenziale logica del passaggio di consegne, quando si va da un governo di destra a un governo di sinistra. Ma questo lo sappiamo perché. Piace a Donald Trump e Angela Merkel. Sono loro i grandi elettori delle cose italiane. Inutile quindi prendersela con una nullità come Giuseppe Conte. Lui è nullità, non nulla. Afferisce al senso del nulla ma non lo identifica. Altrimenti avremmo una nuova dimensione dell'Essere. (IL nostro panorama politico ce l'ha. È Zingaretti. Ma questo è un altro capitolo). Conte esiste perché noi siamo terra di frontiera, eterodiretti, giardino di grandi contese per gli eserciti mondiali che qui, come fossimo il contado di un mondo signorile che ha sedi altrove, si limita ad amministrare la razione di cibo e godimento per i peones che ci lavorano. IL fenomeno della nullità-Conte nasce da qui.