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23 aprile '20 - Estetica
La truffa dell'antifascismo
Come ogni 25 aprile riparte la solfa dei nostalgici di opposte fazioni, come se i nostri problemi fossero questi


Il sistema dei metodi di distrazione di massa è ampiamente tematizzato ma difficilmente percepito quando si applica. Sono distrazioni di massa quegli argomenti che accendono l'interesse popolare per nascondere altri ancor più stringenti ma che passano in secondo piano. Distrarre serve. Serve perché non si può discutere veramente di quel che conta. Meglio abbagliare l'assemblea con parole d'ordine speciali, con la retorica sulla quale è facile sentirsi parte: o si sta da una parte o dall'altra. Sistema elementare. Come la Roma e la Lazio, come i Guelfi e i Ghibellini… Personalmente ho sempre guardato con sospetto i concetti negativi. Quelli che antepongono un "anti" sono sempre stati elusivi di autentiche significazioni. Uno può essere bianco, verde, giallo, rosso o blu. Ha senso dire che il suo essere blu vira sul verde. Un altro può anche affermare di trovarsi meglio nel "grizello". composizione di chiarori in grigio. Ma essere anti-blu che senso ha? Ha il senso - si dirà - di includere tutta la gamma di colori ad esclusione del blu. Ma una volta escluso il blu non si è detto alcunché se non il senso acerrimo di questa esclusione: la gamma dei colori escluso il blu corrisponde a un patchwork di colori impossibili da percepire. L'esempio dei colori - utile anche a Wittgenstein per ipotizzare una teoria dei significati - ci aiuta anche a dire che alcune vicinanze sono possibili. Altre sono insensate. Posso dire quel rosso dà sul bianco ma non ha senso dire quel rosso dà sul verde perché tra le due gamme non c'è assimilazione. L'esempio serve a dirci che - in pieno spirito greco - i concetti negativi dovrebbero essere rifiutati a priori perché enunciativi del nulla e sul nulla espressivo giocano tutta la loro valenza. Ma in tema di anti-fascismo non si può eludere la questione in sé. Su questa parola chiave si è falcidiata una generazione cresciuta trent'anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. In entrambe i fronti erano ragazze e ragazzi che detestavano, a torto o a ragione, lo stato delle cose. Ebbene, passarono i loro anni migliori a pestarsi di botte o peggio a spararsi tra di loro. Incredibile che ancora oggi il discrimine funzioni e molti cadano nel tranello, tanto che ancora risulta divisiva la data del 25 aprile. Trent'anni fa insieme a qualche amico provammo a ripensare la data come quella di una riconciliazione per comprendere le reciproche ragioni. Sul tema intervistai Rosario Bentivegna - quello dell'attentato di via Rasella, per intenderci - e per lui non c'erano problemi: non aveva senso ad inizio anni Novanta parlare di anti-fascismo. Tutto questo nel ludibrio degli scomposti giovanotti rifondazionisti di un comunismo tutto da ripensare anche significazionalmente. Ancora Luciano Violante fece un'apertura importante a coloro che in buona fede partirono per Salò. Francesco De Gregori ci scrisse una bellissima canzone. Niente! Nonostante i divieti da arresti domiciliari universali, quel che resta dell'Associazione nazionale partigiani italiani fieramente ha ottenuto di manifestare. Contenti loro! Nel frattempo abbiamo un regime che ci permette di scrivere stronzate ma non ci consente di uscire di casa sulla scorta del gravissimo problema del contagio. Ogni regime è nato da un problema di contagio! Non dimentichiamolo. Fascismo e nazismo trovarono elementi di coltura per la grande paura che la borghesia aveva nei confronti del pan-sindacalismo di natura comunista: una rivoluzone c'era stata nel '17 e altre rischiavano di affermarsi. Vogliamo pensare che il comunismo non fosse una paura ancora più grande del coronavirus? Lo era. E i fatti dimostrarono che quella preoccupazione non era a torto. In ogni sua affermazione i socialismi reali per preparare le condizioni di uno scarto successivo al comunismo riuscirono in varie forme a creare un capitalismo di stato ancora più oppressivo di qualsiasi altro regime nella Storia. I loro esiti furono tragici in grado almeno pari della fascinazione delle motivazioni teoriche che li sostenevano. (Chi scrive ne è stato sedotto in età giovanile e lo dichiara senza troppa autocritica). Oggi abbiamo un livello di disoccupazione portentoso, la caduta del Pil pari al 16% e ci vorrebbero spiegare che celebrare il 25 aprile è elemento di scontro? Spero proprio sia un tentativo di distrazione di massa.