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14 giugno '20 - Etica
C'è ancora bisogno di Montanelli
Gli imbrattatori della statua ci dicono che c'è bisogno di insegnare il messaggio di libertà del maestro di giornalismo


L’evento degli imbrattatori a Montanelli ha consentito a suoi detrattori di uscire allo scoperto. Lo sposo di una bambina africana trova l’indignazione di molti, al di là degli sconosciuti imbrattatori. E non serve dire che le strade e le piazze delle nostre città erigono statue a persone ancora molto discutibili. La risposta consiste nel fatto che c’è bisogno di un periodo di tempo che sia come un lavacro sul personaggio che viene così consegnato alla Storia. In sostanza, secondo questa obbiezione, si asserisce che "ci sarebbe stato bisogno di un periodo di decantazione per assorbire l'attualità del personaggio e i suoi diversi spigoli rispetto il dibattito contemporaneo". E ancora: "Che bisogno c'era di affrettarsi a fare un monumento a Montanelli?" E si puntualizza: "Perché non lo si fa anche ad altri personaggi come Craxi e Andreotti? Perché il loro operato muove ancora forti opposizioni e non ne viene riconosciuto ancora il principio di immagine degna di essere celebrata nell'immaginario comune in perfetta condivisione"... "Diversamente da come invece succede ad Aldo Moro". Anche qui si chiarisce: "Anche quest'ultimo esponente della Democrazia Cristiana non è esente da critiche ma la sua figura di vittima nella Storia è qualcosa di condiviso". Ma a ben guardare questa argomentazione della Storia che lava i reconditi della memoria e i risentimenti, è fasulla. Infatti nelle nostre piazze mancano statue erette in onore a Niccolò Machiavelli. Eppure è stato un grande interprete del suo tempo, uno degli autori più tradotti, seguiti e discussi nel mondo. A Roma non ci sono vie o piazze titolate a Nerone, nonostante sia stato celebratissimo nella cultura popolare romana. Eppure Nerone non appare nella toponomastica della Capitale perché indigesto a Santa Madre Chiesa. Ed è avversando lo stesso giudizio papalino che fu eretta la statua di Giordano Bruno. La lista di quelli che stanno dentro o fuori le celebrazioni scultoree predisposte per il pubblico incanto potrebbe continuare molto a lungo. La conseguenza che se ne trae è che il mezzo busto riprodotto nell'aprico ha sempre una relazione con l'attualità. Non arriva mai come qualcosa di neutro da osservare per il mero ausilio alla memoria. Abbiamo così scoperto, con meraviglia, che infastidisce la digressione esistenziale di Montanelli nella sua parentesi etiope. Un elemento sicuramente anomalo, che giustamente può muovere profonda disapprovazione. Ma bisogna informare gli iconoclasti che la prosa di Montanelli è citata come fosse un poeta nazionale, che Montanelli fece un suo percorso esistenziale e professionale irto di difficoltà, privo scorciatoie. Che fu gambizzato dalle Brigate Rosse. Che ad età avanzata ebbe il coraggio di dire al suo editore che non poteva candidarsi a governare il paese inventando un nuovo quotidiano che però non ebbe fortuna (La Voce)... Ma forse Montanelli dà ancora fastidio per la lezione al Pci degli anni Settanta, quando dalle Botteghe Oscure si vestiva abito istituzionale, Montanelli ripeteva che se in Italia c'era quel clima di eterna contesa e rivendicazione su tutto era perché questa cultura conflittuale era stata trasmessa dallo stesso Pci dal dopoguerra ad oggi e che quindi, in quegli anni di Piombo di cui lui è tra le vittime, non potevano dare lezioni a nessuno. Tanto più ai loro figli sconfessati. Un maestro, altroché! E forse questa è l'occasione per spiegarlo a quelli che un tempo avrebbe chiamato "marxisti immaginari" ma ora chiameremo imbrattatori della memoria condivisa.