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05 ottobre '20 - Etica
Un governo europeo della sanità
Le contraddizioni d'autunno prospettano un altro livello di cooperazioni tra sistemi sanitari locali


La seconda stagione del Covid19 si presenta con caratteristiche totalmente diverse dalla prima. E non solo sul piano dei livelli e gradi di contaminazione. I danni fisici e sociali che ha comportato quella conclusa, possono però ripetersi con un aggravio. Quella prima grande ondata di marzo aprile maggio, dove l’Italia è stato il primo paese a rimanere coinvolto, trovava i giustificativi dell'evento nuovo. Nella prima ondata l’evento era segnato da difficoltà da interpretare. IL mondo della Medicina, oltre che del governo nella cosa pubblica, doveva dare risposte ad eventi in cui i precedenti parametri interpretativi potevano essere insufficienti. Gli errori si sono moltiplicati sia in fase di misure contro la nuova malattia che di risposte da dare alla società. Tutti abbiamo pagato, ma non le rappresentanze pubbliche e il mondo del sapere medico, fin troppo attento a dare una versione unica che schermisse i loro contrasti ma fin troppo esitante nelle versioni da dare. La cosiddetta seconda ondata si caratterizza con la malattia del capo supremo, Donald Trump. Ma lì il dibattito non è sulla sua tenuta ma se l’effetto della malattia del presidente lo rafforzi o lo indebolisca. Prima di lui Boris Johnson e Bolsonaro ne sono usciti con maggiore allure. Ma va detto che Donald Trump ha basato molto della sua forza sulla trasmissione dell’idea di potenza, come persona, come fisicità, come iper-presenzialismo. Pare quindi che il problema del Covid19, che tocca anche i potenti dia una cifra alla malattia. E un po’ è anche così. Un virus democratico. Non conosce barriere sociali. Non ci sono versi di auto-tutelarsi. Qualcosa che forse lo rende più simpatico, ma ancor più destabilizzante. Ma una caratteristica della seconda ondata ha due aspetti: quello medico e quello politico. Sotto il profilo della risposta non rassicura il fatto di aver sviluppato metodologie per affrontare la malattia. Solo l’annuncio del contagio fa paura. Ed è una non notizia perché si tratta di un contagio che nella stra-grande maggioranza dei casi è asintomatico. Dice quanto questo virus abbia una capacità di pervasione molto forte. E allora la risposta sono le mascherine in qualsiasi luogo pubblico. Anche quando si è da soli in strada. Anche nel deserto. Eppure la stragrande maggioranza dei contagi arriva nelle case. Consiste in un fattore di prossimità proprio laddove si abbassano le difese. E non conta abitare in case da cinquantametriquadri o in ville con piscina perché, come si diceva prima, il virus non conosce classi sociali. Ma l’altro aspetto riguarda la risposta politica. Le rappresentanze ne escono totalmente rafforzate, come se il virus fosse una vitamina. Un governo nato traballante mosso dalla motivazione del meno peggio riesce a stare in piedi nonostante le temperie interne del voto al referendum e di alcune amministrazioni regionali non confermate. L’emergenza rafforza il governo in carica. È un fatto fisico. Ma mentre nella storia l’emergenza ha creato governi totalitari, qui l’emergenza rafforza il pendolante riformismo che riesce anche trovare modo di studiare la possibilità di ritrovarsi per un progetto politico vero e proprio di lunga durata. Ma il virus stabilizza anche l’opposizione che altrimenti dovrebbe tirare fuori dei numeri, contarsi in piazza, creare colleganze con ambiti della società. Niente di tutto questo per Salvini e Meloni. Possono continuare a giocare tra loro e contendersi la leadership della destra in Italia senza doversi preoccupare nell’immediato di un progetto alternativo. Ma la pandemia è mondiale! Si dirà infatti che i problemi riguardano ogni dove, non solo l’Italia. Identicamente Boris Johnson e Macron escono rafforzati in questa fase, avendo azzerato ogni conflittualità sociale. Identicamente anche sul piano della Sanità mostrano debolezze che francamente non si aspettavano. Come se non avessero fatto tesoro delle metodiche approntate nei primi mesi proprio in Italia. I contagi ma anche gli ammalati da loro aumentano a dismisura. Certo perché è sempre meglio diffidare dei consigli degli italiani. E poi "gli italiani non hanno la tradizione delle libertà individuali che esistono oltralpe". E ancora: "Un cittadino britannico o francese non lo puoi imbavagliare con una mascherina per comando" (Boris Johnson). Ma sarà quello il comportamento più evidente che non potrà fare a meno di adottare. E sarà sempre così. Ed è per questo che i governi d’Europa quando si riuniranno a Roma come ha annunciato Ursula Von Der Leyer dovranno porre le basi per un governo europeo della sanità che preluda a un governo europeo. Come fatto con l’euro dovranno fare lo stesso di quanto fatto venti anni fa con la moneta. Essendo i problemi della cura per la salute sempre più di natura globale un governo nazionale della sanità non ha alcun senso.