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03 febbraio '22 - simboli
Quando Putin si congratula
Appaiono oltre il cortese i complimenti del premier russo al confermato presidente Mattarella


Oramai sono pochi i paesi che possono dire di avere delle figure imbalsamate all’apice della macchina statale. Uno di questi è sicuramente la Russia e Putin è il suo presidente epocale. Ma non possiamo nemmeno fare tanta ironia perché anche da noi la massima carica dello Stato, non eletta dai cittadini per volontà costituzionale, viene ritualmente confermata. Dobbiamo andare in Turchia per trovare un Erdogan che, sebbene eletto nel 2014, resta in carica nel 2018 ed oggi resiste. Un parallelo forzato. Certamente, ma a sfavore della Turchia perché a differenza dell’Italia il presidente Erdogan è stato votato, quindi rieletto. Con quale modalità si è effettuato il passaggio elettorale non si sa bene. Però possiamo dire che è stato votato e probabilmente sarà riconsegnato ai lavori di casa finita questa fase. IL nostro, invece, eletto tra gli eletti, trova il bene della conferma. In questo contesto gli eletti continuano a sostenere come questo sia il miglior risultato possibile e al raggiungimento del voti necessari per dirsi presidente, si fanno anche l’applauso. Migliore performance dei primi due è quella di Vladimir Putin eletto presidente il 26 marzo 2000 e da allora rieletto ogni quattro anni. Putin potrà dire di aver determinato un’impennata nell’economia russa ma con altrettanta determinazione ha acceso il conflitto nel Caucaso settentrionale. La differenza col nostro mite presidente è ovviamente abissale, così come la pratica di operare qualche forzatura nell’espletazione dell’atto elettorale che nel caso del nostro presidente non ha luogo. È molto simile però la fisionomia di una classe di potere che non riesce a rigenerarsi e, per tanto, non riesce a far altro che riprodurre se stessa con le figura (Napolitano, Mattarella, ma anche lo stesso Draghi) che garantiscono una continuità nella fissità. Un principio che somiglia tanto al principio di Lavoisier per cui nulla si distrugge tutto si modifica. Solo che la materia più affine a descrivere la politica doveva essere la Fisica. Si vede che i nuovi tempi fanno suonare la campanella per cambiare materia in questo eterno liceo di ripetenti per necessità.