Un attore ha bisogno di una scena, di un contesto generale e
poi di altre maschere con le quali insieme dare vita a una storia. Trintignant
le ebbe tutte ma in modo essenziale. La scena era sempre quella di un contesto
semplice, ordinario. Le altre maschere sono state i grandi attori e attrici coi
quali si è confrontato alla pari. Il contesto generale è il Novecento e le sue
inquietudini.
Trintignant gli ha dato uno dei suoi possibili volti,
rimanendo presente davanti a tanti colleghi super blasonati, riuscendo a esser
presente col suo volto, anche se quasi sempre dava presenza a una persona
schiva, che da sola non bastava per riempire la scena.
Il caso Trintignant nella rappresentazione del secolo scorso
dovrebbe essere analizzato dalla speciale angolatura di chi si prende la scena,
essendone legittimamente un protagonista, stando in posizione defilata come
ruolo ma mai in secondo piano come volto.
È così nell’ultra-celebrato Il Sorpasso dove “il Mattatore”
lo coinvolge nell’avventura di un giorno che improvvisamente pare dare
sensatezza alla vita anonima dello studente personificato da Trintignant. Ma il
momento di coscienza indotta è breve, viene stroncato nella curva dove il guascone
amico di scorribanda tenta l’ultimo sorpasso azzardato. Un’avventura che ancora
emoziona che fa dire del personaggio-Trintignant. “Chi era? Neanche lo
conoscevo”.
Non molto diverso dal ciclone di donna che deve affrontare
in Finalmente Domenica! (L’ultimo
capolavoro di Truffault). Ugualmente il personaggio protagonista deve
cedere il passo alla valanga a cui la donna a cui Fanny Ardant dà il volto.
Anche qui la grandezza dell’interpretante Trintignant sta nel dare pieno spazio
alla nuova protagonista senza farsi mai deuteragonista. Il personaggio cede il
passo ma non è mai in ombra. Anzi
In Un uomo una donna, si avverte un maggiore equilibrio. I
personaggi arrivano da diversi traumi e portano con loro un senso di morte che
gli impedisce di abbandonarsi d’istinto dentro una nuova storia, ma per
entrambi è la vita vincere. Anche qui la maschera Trintignant riesce a
riconquistare la vita con un atto di volontà forte, ma la sua proiezione non è
mai dilatata e non solo perché non potrebbe davanti a Anouk Aimée. Trintignant
resta allineato al due che si crea e che sorregge l’intero film perché è troppo
carico di sé, per tentare fughe in avanti da chi vuole prendersi tutta la
scena.
Tanti altri titoli per dare a lui il pieno titolo di un
protagonista delle nostre storie - L'orgia
del potere (1969) di Costa-Gavras, Il
conformista di Bertolucci (1970), La
donna della domenica (1975) di Luigi Comencini – dove si moltiplicano le
sfaccettature a questa figura profondamente inquieta e comportamentalmente
defilata.
In sordina anche per l’uscita di scena dalla vita. Pare
avesse deciso da tempo uno stile completamente defilato dai clamori, così come
li aveva evitati quando sembrava dovesse essere l’occupazione principale di un
attore che voleva rimanere famoso. La sua uscita di scena, come la presenza in
scena: portatore silenzioso di un’inquietudine del nostro tempo. Se n’è andato,
"tranquillo, di vecchiaia, questa mattina, nella sua casa, nel Gard,
circondato dai suoi cari", così il messaggio della moglie.