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18 giugno '22 - Estetica
Trintignant, uno dei due
A novantun anni esce definitivamente di scena un protagonista silenzioso e schivo che ha dato volto a inquietudini inesplicabili


Un attore ha bisogno di una scena, di un contesto generale e poi di altre maschere con le quali insieme dare vita a una storia. Trintignant le ebbe tutte ma in modo essenziale. La scena era sempre quella di un contesto semplice, ordinario. Le altre maschere sono state i grandi attori e attrici coi quali si è confrontato alla pari. Il contesto generale è il Novecento e le sue inquietudini.

Trintignant gli ha dato uno dei suoi possibili volti, rimanendo presente davanti a tanti colleghi super blasonati, riuscendo a esser presente col suo volto, anche se quasi sempre dava presenza a una persona schiva, che da sola non bastava per riempire la scena.

Il caso Trintignant nella rappresentazione del secolo scorso dovrebbe essere analizzato dalla speciale angolatura di chi si prende la scena, essendone legittimamente un protagonista, stando in posizione defilata come ruolo ma mai in secondo piano come volto.

È così nell’ultra-celebrato Il Sorpasso dove “il Mattatore” lo coinvolge nell’avventura di un giorno che improvvisamente pare dare sensatezza alla vita anonima dello studente personificato da Trintignant. Ma il momento di coscienza indotta è breve, viene stroncato nella curva dove il guascone amico di scorribanda tenta l’ultimo sorpasso azzardato. Un’avventura che ancora emoziona che fa dire del personaggio-Trintignant. “Chi era? Neanche lo conoscevo”.

Non molto diverso dal ciclone di donna che deve affrontare in Finalmente Domenica! (L’ultimo capolavoro di Truffault). Ugualmente il personaggio protagonista deve cedere il passo alla valanga a cui la donna a cui Fanny Ardant dà il volto. Anche qui la grandezza dell’interpretante Trintignant sta nel dare pieno spazio alla nuova protagonista senza farsi mai deuteragonista. Il personaggio cede il passo ma non è mai in ombra. Anzi

In Un uomo una donna, si avverte un maggiore equilibrio. I personaggi arrivano da diversi traumi e portano con loro un senso di morte che gli impedisce di abbandonarsi d’istinto dentro una nuova storia, ma per entrambi è la vita vincere. Anche qui la maschera Trintignant riesce a riconquistare la vita con un atto di volontà forte, ma la sua proiezione non è mai dilatata e non solo perché non potrebbe davanti a Anouk Aimée. Trintignant resta allineato al due che si crea e che sorregge l’intero film perché è troppo carico di sé, per tentare fughe in avanti da chi vuole prendersi tutta la scena.

Tanti altri titoli per dare a lui il pieno titolo di un protagonista delle nostre storie - L'orgia del potere (1969) di Costa-Gavras, Il conformista di Bertolucci (1970), La donna della domenica (1975) di Luigi Comencini – dove si moltiplicano le sfaccettature a questa figura profondamente inquieta e comportamentalmente defilata.

In sordina anche per l’uscita di scena dalla vita. Pare avesse deciso da tempo uno stile completamente defilato dai clamori, così come li aveva evitati quando sembrava dovesse essere l’occupazione principale di un attore che voleva rimanere famoso. La sua uscita di scena, come la presenza in scena: portatore silenzioso di un’inquietudine del nostro tempo. Se n’è andato, "tranquillo, di vecchiaia, questa mattina, nella sua casa, nel Gard, circondato dai suoi cari", così il messaggio della moglie.