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29 agosto '22 - simboli
Scenari controfattuali che non hanno voce
È tramontato il mondo in cui si era convinti di avere delle idee


In questi giorni il cosiddetto main stream è stato occupato da una polemica sui presunti errori in sede medica per quanto riguarda l’atteggiamento di profilassi e cura da prendere in caso di prima manifestazione della malattia da Covid. Un’intervista su La Verità ha sollevato – a torto o ragione – i vespai appena sopiti della tendenza che ha avversato il sistema di cura vaccinale. La tendenza può riscontrarsi nella precedente sollevazione ai sistemi di clausura imposti da gran parte dei governi delle società industriali. Tutto attorno, ma diversamente dai casi citati, la discussione sull’uso incondizionato dell’ossigeno come trattamento massimalista nei casi in cui la crisi respiratoria da Covid assumeva caratteri apicali.

Parallelamente al malessere generato dalla contestazione sui sistemi di cura, meno evidente, c’è una critica feroce al capitalismo finanziario. Critica però che non collima minimamente con quella avente un respiro marxista che ci siamo storicamente lasciati alle spalle. L’esito della critica, in questo caso, guarda alla limitazione effettiva delle nostre libertà personali. E in tal senso, quindi, coincide con il grande allarme lanciato nel precedente esempio della sollevazione contro i sistemi di prevenzione all’avvento del Covid.

In un recente articolo su Scenari economici si informa delle misure che il governo degli Stati Uniti, a nome del Segretario dell’Energia del presidente Biden, ha chiesto di prendere alle sette grandi raffinerie per limitare le esportazioni di petrolio all’Europa. Ciò in conseguenza dell’indicazione data dagli States di smettere di comprare il gas russo per mettere in ginocchio l’impero di Putin. Ora gli Usa si troverebbero in difficoltà sulle loro disponibilità. Ma come? Non governava il capitalismo finanziario terribile, selvaggio e profittatore? C’è ancora un margine per la politica nel governo reale? 

In verità non ha tanta importanza il senso dell'articolo. Va colto nella sua prospettiva strategico politica generale. Difficile che a monte dell’esigenza di tante competenze ci sia chi riesca a padroneggiare ciascuna di queste dialettiche: finanziaria, sanitaria, geopolitica, militarismo, ma potremmo anche dire iconografia del potere.

La riflessione sul mondo però credo sia doverosa di una trattazione che coinvolga l'interesse generale. In effetti l'informazione è troppo legata alle bagatelle. È diventata intrattenimento, come ha giustamente detto Calenda  - anche se dicendolo è incorso in errore politico di grande ingenuità: non si polemizza mai coi giornalisti, è un tratto di provincialismo dal quale un politico di rango dovrebbe astenersi.

Ma se fossimo disposti ad andare a fondo, accetteremmo l'idea di un bipolarismo oramai omologato? Siamo disposti ad accettare l'evidenza che, in fondo, Letta e Meloni si somigliano più di quello che vogliono fare credere? Quale quadro di scelte così lontano rappresentano i due? L'uscita dall'Unione è una vera opzione? Oppure non siamo legati oramai mani e piedi? Governa effettivamente chi governa perché eletto? Oppure il rapporto tra capitali è talmente sproporzionato dal recedere da ogni illusione?

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Qual è la diversa idea che abbiamo in testa?

La crisi epocale consiste proprio in questo. È tramontato il mondo in cui si era convinti di avere delle idee.