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30 agosto '22 - Estetica
Politica da bar che avanza
Letta e 'a Ducetta, tutt'é ddue d'à stessa ditta


Sondaggismo’. Malattia della democrazia che si sviluppa come conseguenza di uno stato di insicurezza generale, sia nelle prospettive da indicare sia nelle alleanze da intraprendere. Ne sono affetti le segreterie dei partiti politici, gli organi di informazione che per dare l’aggiornamento sulle cose della cosa pubblica pare non siano in grado di dire altro che riferire numeri, previsioni, proiezioni.

Succede così che si devia quello che è il flusso dell’indeterminato – quale sempre è il corpo sociale – di cui consiste l’hegeliano “corso delle cose”. Chi amministra i partiti vuole, deve, essere rassicurato. Tramontato il cipiglio del leader che come un capitano di ventura solca i suoi mari. No! Chi guida un partito vuole essere guidato. E le sirene sono i movimenti di opinione in grado di direzionare in una riva o nell’altra. Più che affermare il proprio grado di autorappresentarsi nel mondo c’è voglia sentirsi garantiti e protetti.

Ma chi garantisce sui sondaggi? Almeno forti imprecisioni si sono rilevate anche negli exit poll. Figurarsi in una fase ancora di formazione dell’orientamento generale. Così quando il dato elettorale effettivo sarà in confutazione di quello sondaggistico in molti se ne saranno dimenticati e comunque non servirà ricordarlo.

Si deve spiegare ai politici nostrani che in questo sport non esistono garanzie. Chi cammina su questo asse deve accettare di farlo senza rete e alla fine qualcuno si farà male.

L’arte della politica consiste nel navigare nell’indeterminato. Accettare questa sfida consiste nella fascinazione e insieme il contrappasso di questa antica arte.

Siamo invece attanagliati dai sondaggi che, dando oggi una previsione netta - affossano una parte e glorificano l’altra, lasciano alle secche chi vorrebbe essere alternativo – hanno l’effetto di un richiamo al voto tra gli sconfitti però ancora indecisi se votare. Ma in Italia c’è anche la tendenza di cui parlava Flajano di correre generosamente in soccorso del più forte. “L’italiano è juventino”. 

Succede quindi che i sondaggi diano la linea. Come si muoverà la campagna elettorale da oggi, è la domanda. Si allarga la forbice tra centrosinistra e centrodestra. ( Sondaggio Quorum/YouTrend – committente: SkyTg24 ).

Tengono Lega e Forza Italia. Fratelli d’Italia resta saldamente il primo partito del centrodestra con Il 24,1%. Sotto il due per cento i Moderati di Lupi, Toti, Brugnaro e Udc. Coalizione al 48,5 per cento.

In affanno l’inseguimento del centrosinistra. Si perdoni il parallelo ciclistico. Arrivano al 30 per cento. Il Partito Democratico tocca il 22,7% (ancora sotto a Giorgia, però. Importante per avere l’incarico dal presidente chi potrà vantare di essere il primo partito degli italiani). Verdi e Sinistra Italiana arrancano. Stanno al 3,2% e insieme a +Europa di Emma Bonino al 2,9% e Impegno Civico di Luigi Di Maio allo 0,7 per cento, si rilevano un pessimo affare per Enrico Letta che a questo punto avrebbe potuto veramente tentare la carta del tutto per tutto. Ma i sondaggi non gli dicevano di fare questo, quindi lui non l’ha fatto.

“E Calenda? Dove me lo metti Calenda?” – è la domanda che nessuno fa sul terzo polo (concetto che non esiste in Fisica come in qualsiasi sistema di lettura dei fenomeni della natura e anche la politica lo è). Quelli che si sono autodeterminati come terzi, in effetti potrebbero trovarsi quarti. Come un fine campionato in cui si deve conquistare la zona Uefa, secondo il citato sondaggio sono quelli dei Cinque Stelle a prendersi l’11,1 per cento conquistando il podio. Calenda&Renzi debbono accontentarsi al 5,3%.

Ma a suggello e considerazione consolatoria finale c’è il fatto che abbiamo il 38,8% di indecisi e astenuti. Il senso della scommessa sta tutta in loro. Se rimarranno tali o se decideranno di votare e per chi votare.