ilnardi.it
07 ottobre '22 - Estetica
Walter Necci
Viaggio tra l’eros e il materico


Il logos sotteso dell’Arte e l’Esser altro dell’arte non può far a meno di evocare costantemente un Due.

Il costruttivo dell’artista come persona e il kantiano “libero gioco delle rappresentazioni”; l’uomo formato e le pulsioni sempre nuovamente fondative; la volontà di rappresentare e il mercato. Sì! Il mercato. La committenza che bussa ai percorsi intrapresi riuscendo inevitabilmente a determinarne la traccia.

Nella personale di Walter Necci a via Nicolò da Pistoia, nel rione Garbatella, l’autore sprofonda in un due inusitato in arte figurativa. Quella del proprio essere artista e quella di un bambino alle prese con le istintive espressioni visive. Un parallelismo azzardato che potrebbe rovesciarsi in un boomerang per l’artista, passibile di essere etichettato per pura istintività.

Walter Necci ha deciso di correre questo rischio. Nella sua proposta non c’è il tentativo di connettere alcun sincretismo. Solo la dichiarata voglia di riportare la manualità ed esperienza sapiente di chi da anni ha scelto la raffigurazione materica nella inconsapevole manifestazione di sé che dà il bambino.

Superfluo quindi il riferimento alla famosa frase di Picasso. La pittura di Walter Necci muove la materia, la trasforma e la plasma, per arrivare a un ché di arcano richiamo al senso dell’origine. Alla caverna, al distacco dal corpo materno per essere corpo, al richiamo eterno del femminino mosso, tutto muove dalla inesauribile forza ispiratrice della fenditura corporea della donna.

Una novità proprio delle arti visive che possono vantare fiumi di inchiostro psicoanalitico nella decodifica fallica di tanti oggetti di rappresentazione mentre assai più scarsa il richiamo del mito della caverna. Non ci sono infatti i quattro gradi della conoscenza senza il ritorno a quel che di più ancestrale insiste nella percezione.

Walter Necci lo svela con impudicizia e in contempo coprire con l’aura del sacro che la rappresentazione visiva comporta.

Lo spazio espositivo nuovo, essenziale, una vetrina su una via commerciale, perché le espressioni visive siano desacralizzate e poste come cose tra le cose immediatamente presenti e disponibili. Il bianco della sala espositiva esalta solo le tele, l’effettivo oggetto posto all’attenzione della metropoli. Simona Gloriani, direttrice artistica dello spazio denominato Cosarte ha il merito di riproporre un nuovo due, sempre presente tanto che di nuovo riaffiora. L’ “’esser cosa della cosa artistica” e il piano etiologico del porci costantemente la domanda su cosa è l’arte?. La risposta la possiamo trovare, volta per volta, solo in queste esposizioni.