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10 febbraio '23 - Estetica
La scelta di Giorgia
Come nel film con Meryl Streep nella vita, anche se in modo drammatico e inconsapevole, si sceglie, si deve scegliere. Altrimenti si è scelti


Oramai è un luogo comune. Non riesce ad esser soffocato dai tiepidi clamori del Festival neanche dal devastante evento naturale che dovrebbe riportare alla drammatica casualità degli eventi più nefasti. Gli eventi veri, non quelli immaginati o vanamente profetizzati.

Il governo della repubblica, se vuole, si trova a un bivio di una scelta dirimente. Potrà anche infischiarsene e andare avanti ma quella sarà comunque una scelta, anche il non scegliere.

Oggetto del contendere: il viaggio in Usa di francesi e tedeschi. Sulle spalle della povera Giorgia l’incombenza di un dato chiaro ed evidente. L’Italia è nelle retrovie, anche in Europa. Ha due possibilità: protestare come il ragazzino non invitato alla festa tentando delle ritorsioni oppure muovere di conseguenza capendo che un ruolo nello scacchiere internazionale gli è dato dalla realtà effettuale, non se l‘è dato sola. Di qui, fare di tutto ciò, virtù-

Rinunciare quindi a fare il figurante nel motore dell’Unione Europea e starsene alle retrovie con Polonia, Ungheria, da una parte, Grecia e Spagna dall’altra. Perché è tutto da vedere se i due complessi possono essere uniti in un grande soggetto. Il primo richiama a logiche nordiche aventi la costante incombenza del vicino ingombrante, la Russia. Il secondo richiama a una nuova logica di scambi del Mediterraneo, molto bella a definirsi, ma molto scarsa di fatturato.

Del resto il comportamento di Francia e Germania che si riuniscono ottenendo rassicurazioni dagli States sul programma IRA - un vero e proprio aiuto di stato alle imprese americane – e rassicurare sulla non entrata in conflitto con le imprese americane.

A margine dell’incontro l’ancor più mortificante: “informeremo l’Italia”. Come se Giorgetti allora debba solo predisporre le decisioni prese dai titolari dell’impresa-europa.

In molti hanno commentato sulla differenza della photo-opportunity in treno con Draghi, Macron e Scholz. Si risponde però che trattasi di un’immagine ben prevedibile essendo SuperMarionazionale esecutore e maestro delle grandi architetture di cui gli stessi Macron e Scholz appaiono come figuranti.

Non contano quindi le solite argomentazioni per cui l’Italia non disponendo di forza militare né di solidità economica, ma avendo un debito pubblico al centosessanta per cento del proprio Pil, non ha i numeri per considerarsi alla pari di Francia e Germania. Non conta perché come era vero con Draghi deve essere vero con Meloni. Non conta perché anche i francesi in quanto a debito pubblico non stanno benissimo, non conta perché Macron non si regge in piedi dalla debolezza politica. Non conta, una volta in più, perché a dare un ruolo deve essere il crisma di paese fondatore, l’essere-italia, l’essere un soggetto di pieno diritto nell’Europa … Un sistema-paese non può contare in virtù del soggetto che è chiamato a rappresentarlo. Non dovremmo essere in una festa di gala dove se non si esibiscono origini gentilizie non si può accedere. Così sembra essere l’Unione Europea. Ma se così è allora andiamo a guardare il pedigree anche di Macron e Scholz e li troveremmo come due soggetti in forte crisi. (Ma evitiamo questo filone di argomentazioni che ci porterebbe troppo lontani).

In questo ambito va bene tutto, allora. Va bene non rispettare la disposizione sugli stabilimenti balneari concedendo un’altra italianissima proroga: l’elettorato è quel che è. Va bene anche tenere in piedi tante piccole lobbies, come quella dei tassisti. (Ma a smantellare quella dei notai non ci pensa nessuno?). Va bene riprendere l’intuizione di Mattei nei paesi arabi, creare un cordone di alleanza nel Mediterraneo per cooperare con l’Africa ed essere motore della sua crescita…

Si dirà: “Si tratta di scelte indotte non determinate da una visione concertata ed effettivamente voluta”. Ma sono queste le scelte che evidenziano come la logica del “giusto” sia preferibile a quella del “meglio”.

Come Maryl Streep nel film La Scelta di Sophie forse non ha effettivamente scelto, ma il suo determinante atto finale è stato quello che l’accompagnerà per sempre.