Utilizzato
odiernamente per il comune motteggiare ad uso Social, il filosofo francese non è mai
passato di moda. La sua fortuna però è sottodimensionata rispetto all’età della
tecnica. Era nato il 19 giugno del 1623 a Clermont Ferrand e in quel risveglio
della razionalità che finalmente riusciva a superare il buio ossessivo della
Santa Inquisizione avrebbe meritato maggior fortuna nei tempi attuali. Potrebbe
ritenersi un vero e proprio profeta della razionalità superiore che un altro
spirito di ragione spesso non ascolta. Suo il famoso motto “il cuore ha le sue
ragioni che la ragione non conosce”. Ma in questa frase fortunata non si
nasconde l’intuizione di due regioni ben distinte della decisionalità quali
quella presente tra il mondo delle pulsioni e quello del Super Ego?
Così esprit de geometrie compatibile o
avverso all’ esprit de finesse sono
al centro delle controversie umane, sia individuali che collettive.
Ma sarebbe
un errore la lettura del filosofo nel senso di una delimitazione di ambiti. Pur
avendo avuto il merito di riservare alla Scienza
di guardare a un campo del tutto nuovo da preservare alla ricerca vera del
sapere in terra per concentrare l’attenzione della riflessione scaturita dalla
tradizione teologica, sarebbe un errore leggere Pascal come un geometra di
spazi delimitati tra sapere e connettere.
“Vanità
delle scienze. Nei giorni di afflizione, la scienza delle cose esteriori non
varrà a consolarmi dell’ignoranza della morale; ma la conoscenza di questa mi
consolerà sempre dall’ignoranza del mondo esteriore”.
Il pensiero
riflettente e il pensiero determinante di kantiana memoria scaturiscono da
dinamiche psichiche tendenti a sovrapporsi ed impossibili a decifrarsi in
termini di origini di provenienza.
La
riflessione su Dio, quindi travalica la sua esistenza reale perché non si pone
come problema di conoscenza.
«Esaminiamo
allora questo punto, e diciamo: “Dio esiste o no?” Ma da qual parte
inclineremo? La ragione qui non può determinare nulla: c'è di mezzo un caos
infinito. All'estremità di quella distanza infinita si gioca un giuoco in cui
uscirà testa o croce. Su quale delle due punterete? Secondo ragione, non potete
puntare né sull'una né sull'altra; e nemmeno escludere nessuna delle due. Non
accusate, dunque, di errore chi abbia scelto, perché non ne sapete un bel nulla”.
La scelta
agnostica –sembra dire - corrisponde
alla opzione onesta.
“No, ma io
li biasimo non già di aver compiuto quella scelta, ma di avere scelto; perché,
sebbene chi sceglie croce e chi sceglie testa incorrano nello stesso errore,
sono tutte e due in errore: l'unico partito giusto è di non scommettere punto”.
Ma nella “mondità
del mondo” si pone quasi un imperativo teso a prender parte.
“Sí, ma
scommettere bisogna: non è una cosa che dipenda dal vostro volere, ci siete
impegnato. Che cosa sceglierete, dunque? Poiché scegliere bisogna, esaminiamo
quel che v'interessa meno. Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due
cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra
conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose:
l'errore e l'infelicità. La vostra ragione non patisce maggior offesa da una
scelta piuttosto che dall'altra, dacché bisogna necessariamente scegliere. Ecco
un punto liquidato. Ma la vostra beatitudine? Pesiamo il guadagno e la perdita,
nel caso che scommettiate in favore dell'esistenza di Dio. Valutiamo questi due
casi: se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla. Scommettete,
dunque, senza esitare, che egli esiste”.
Si pone come
primato etico quello della scelta teologica. Ma non assurge a scelta di
conoscenza che era il problema da cui erano nate le sue riflessioni. Ma si
tratta di una scelta annoverabile nell’ambito di una scommessa che si perde nel
resto delle scelte discutibili da fare in vita.
Lo stesso
argomento in dettaglio: Esistenza di Dio.
Pascal
inizia affermando che l'esistenza o l'inesistenza di Dio non possono essere
provate dalla sola ragione umana. Tale posizione differisce sia da quella di
dottori della Chiesa come Anselmo d'Aosta e Tommaso d'Aquino, sia dall'attuale dottrina
della Chiesa cattolica, stabilita dal Concilio vaticano I.
Assumendo
che la ragione non possa determinare l'esistenza o l'inesistenza di Dio,
secondo Pascal è necessario "scommettere", considerando la scelta più
conveniente tra le due alternative equiprobabili. L'assunto pascaliano è che,
esistendo, l'uomo è costretto a scegliere tra il vivere come se Dio ci fosse e
il vivere come se Dio non ci fosse; nessuno può rifiutarsi di prendere
posizione, poiché il non voler scegliere è già una scelta negativa.
Quella
razionale da cui era partito per affrontare in nuovi termini il problema-Dio si rileva come un ambito
inadeguato per arrivare a conclusioni credibili.
Non si può
avere una conoscenza geometrica di Dio. E se non la si può avere geometrica,
non è detto che non si possa avere conoscenza in altro ambito di
approfondimento. Ed è su questa scorta che probabilmente Papa Francesco ha teso
a rivalutare la sua figura nella famosa intervista ad Eugenio Scalfari.
E l’attualizzazione
di Pascal ai giorni nostri potrebbe guardare a questo diverso ambito, non solo
per il problema-Dio. D’altra parte
quel sapere geometrico e fisicista inaugurato nel Seicento ha fin troppi
problemi nel mantenere la sua rotta per dedicarsi a una questione millenaria e
puramente ipotetica.
(Blaise
Pascal, Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino 1967)