La
sceneggiata di Novak Djokovic. Non si parla d’altro. In secondo piano la sua nona
qualificazione alla finae di Wimbledon.
La sua
reazione alla contestazione del pubblico probabilmente per rompere la sua
concentrazione per favorire Jannik Sinner continua ad essere chiacchierata sui
Social. Il quarantacinquenne non perde il gusto di far parlare di sé per motivi
non relativi al tennis ma a ciò che gli rotea attorno.
IL serbo è
attento a fare il servizio. Siamo sul 5-4 in favore di Sinner. Sta sotto per
15-40. Prima risponde con un ironico applauso a un tifoso chiassoso a lui
avverso. Dopo un po’ recupera e fa suo il game.
Ed è lì che
finge il pianto allungando l’ironia dell’applauso.
Il mondo italico
sinneriano si indispettisce perché non accetta di essere irriso da un
pluricampione del mondo. Forse perché vorrebbe partecipare ad onorarlo e invece
si trova tagliato fuori. Se si decide di star nel ruolo del tifoso si debbono
sopportare anche i contraccolpi. Ma l’irrisione degli altri tifosi è il qualcosa
che fa parte del gioco - Ci si salva con
risposte, allusioni, contro-sarcasmi. È quando il tifoso si accorge di
sprofondare nella realtà del mito che arriva lo smarrimento. La prima ragione
di sconcerto consiste nel cercare di capire se nel ruolo di tifoso si è entrati
nella realtà o nel mito. (E quali
porzioni di mito e di realtà abbiano i due ambiti). La seconda ragione di
sconcerto sta nel dover apprendere che quel mito che sta lì invece è uno di
noi, interloquisce, replica, sta sul botta e risposta. Ce ne aveva data
dimostrazione anche precedentemente con le sue anomale prese di posizione sulle
cose semplicemente presenti: la realtà del contagio e l’obbligo del vaccino, la
posizione sulla scienza fino alle vibrazioni delle Piramidi… Non si capisce
bene se non si accetta della persona di enorme talento il fatto di non esser
altro che un coglione qualsiasi, Quindi il non esser salvati dal fatto di esser
meritevolmente famosi: se si è coglioni lo si è e lo si mostra.
Oppure se
quel gesto faccia parte integrante del suo esser campione. Djokovic ha bisogno
dell’urto polemico col pubblico trovato per darsi propellente tale da superare
un’impasse e raccogliere l’energia
propulsiva della spinta per vincere.