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10 dicembre '23 - Estetica
Esce di scena l’Eterno Inquieto
La morte di Ryan O’Neal ingiustamente poco celebrata per un attore che ha vestito una maschera dei nostri tempi


La memoria immediata non rende giustizia del destino di un uomo. Succede a Ryan O’Neal che nella sua morte annunciata da un livello di malattia oramai aggravato nel tempo non trova il giusto riconoscimento nei mezzi di informazione apparsi quasi impreparati a ricordarlo degnamente. Di lui tutti menzionano spontaneamente Love Story. Cosa comprensibile. Il film fece un grande scalpore in quei primi anni Settanta. Ma si tratta di una storia che tocca troppo facilmente le corde della sensibilità comune: la morte di lei durante una coinvolgente storia d’amore. È il refrain di amore e morte che si ripete. Un film oggi giustamente dimenticato ma che riappare spontaneamente per far da ingiusto emblema della storia cinematografica di un grande attore.

Ryan O’Neal, infatti, al di là dell’aspetto prestante che lo portava a bucare qualsiasi scena cinematografica per l’appeal nel mondo femminile è stato un grande attore. E lo è stato nonostante la gran parte di film da Serie B del cinema interpretati.

Accanto a questi però due capolavori. Driver L’Imprendibile e l’immenso Barry Lyndon. Non si tratta solo di interpretazioni in cui l’attore ha perfettamente vestito i panni del personaggio. Si tratta proprio della gestione di una maschera tipica di quegli anni e che potremmo sintetizzare con la definizione di inquieto protagonista suo malgrado. È il personaggio del nuovo modello sociale occidentale che allontana il conflitto come possibilità, anche remota, e vive nel conflitto della sua realizzazione di persona.

Sono i personaggi che ha sempre interpretato Ryan O’Neal da “Ma papà di manda sola?” all’immenso Barry Lyndon.

Ma si deve ricordarne un altro ingiustamente cancellato nella memoria dei cronisti cinematografici: Driver L’Imprendibile. Si tratta di cinema di Serie B. Stiamo parlando di un film che mai e poi mai potrà esser considerato un cult per gli amanti del cinema di qualità. Attiene invece alla categorizzazione dei road movie, dei film da strada, di quel genere tipo usa e getta, di quelle storie su cui non si discute negli Annales del cinema. Eppure contiene diversi temi che sarebbero degni di essere ripresi.

IN Driver L’Imprendibile il protagonista (Driver, personificato appunto da Ryan O’Neal) è un autista molto scaltro. Lui aiuta i rapinatori ad effettuare i furti per scappare via in auto a grandissima velocità. Ha un talento naturale in questo. E lo chiamano solo per questo servizio. Lui non prende parte agli episodi criminali. Quindi è pulito, ma è in contempo complice. Ma il suo è un lavoro. Si tratta di un portatore di servizi che nella sua vita osserva una sua eticità. In tutto la narrazione, lui come gli altri protagonisti, è chiamato per la funzione che svolge. Nessuno ha un nome suo. Esistono solo in virtù di quel che sanno fare. In breve, Driver è sotto mira di un poliziotto coinvolto nelle bande criminali. Vuole incastrarlo. Il poliziotto ricatta i criminali per cui lavora Driver per prenderlo. Driver intesse una storia con una Giocatrice ed è convinto della sua fedeltà perché lei non lo ha volutamente riconosciuto al confronto della polizia. I due riescono ad aggirare il poliziotto corrotto. Ma quando Driver va a prendere il bottino a conclusione della fitta trama è scomparso. L’ha preso chiaramente la donna Giocatrice. Il senso di ciascuno dei personaggi condotti dal loro destino obbliga a un’attenta osservazione sui contraddittori tempi che corrono e sul contrasto dall’ordine delle cose determinato dai rispettivi protagonisti legati alla loro natura. Ma ciascuno di questi modi di essere non riesce a tradursi in una figura dell’eticità. Ciascuno rappresenta una propria maschera ineffabile anche all’arbitrarietà di un nome. Serve solo la funzione del soggetto. Non altro.

Diverso e più articolata la fisionomia del capolavoro assoluto Barry Lyndon. Lì come nelle categorie di Stanley Kubrick c’è una trama al primo tempo e un’altra contraddittoria a questa nel secondo. La morale del romanzo di Thackeray vuole delineare come la fortuna di un uomo immeritatamente raggiunta per una miriade di occasioni fortunate sia chiamata a confermare sé stessa nel momento in cui è raggiunta, ma che proprio in questa fase cada miseramente. È la contraddizione delle personalità nell’Età Moderna a cui Ryn O’Neal riesce perfettamente a dare un volto.

E in tutto questo il cronismo ‘logale’ ricorda Love Story. Merita una Love Story.