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15 gennaio '24 - Storia
Quel che Galli della Loggia non capisce
I contenitori dell'apprendimento vengono prima delle cose apprese


Che l’istituzione dell’istruzione sia in forte crisi è un dato inevitabile. In questo terzo millennio bisogna capire innanzitutto cosa deve sapere un giovane, quindi quali nozioni siano opportune lui immagazzini nella mente affinché restino sempre un suo laboratorio di ricezione del vero.

L’età della tecnica ha reso ancor più irrinunciabile la focalizzazione sulla formazione. La conoscenza di prima fase deve sempre più esser legata alla capacità di dare un nome all’effettualità. Quindi, per fare un esempio, insegnare la metodica dei colori non confinandoli alla mera ricezione. (…).

Si tratta di un dibattito infinito. Ma è impossibile non farlo. Oggi le nostre istituzioni scolastiche sono attraversate da una forte crisi determinata anche dal legame con una didattica oramai superata e da un complesso di conoscenze che esce totalmente dai bisogni e dall’interesse dei giovani invece bombardati da messaggi e stimoli che arrivano da ogni dove. (…).

Ed è questo un altro grande aspetto della crisi del nostro sistema formativo. Problematica di cui gli intellettuali dovrebbero occuparsi come primo lavoro. Succede invece che sulle pagine del quotidiano più prestigioso italiano uno storico dia totale discredito alla nostra scuola. È Ernesto Galli della Loggia. Dovrebbe preoccuparsi di diffondere la conoscenza degli accadimenti umani arricchendoli delle sue ricerche. Ma insieme dovrebbe anche motivare i giovani alla conoscenza della Storia.

Ernesto Galli della Loggia preferisce gettare ulteriore discredito a quello evidente di un mondo inadeguato al resto del mondo che cambia. (Il primo mondo è la scuola, il sistema formativo. Il secondo mondo menzionato è lo stile di vita in cui viviamo).

Galli della Loggia recensendo un libro spara subito pesante: “La scuola italiana è il regno della menzogna e finché resterà tale non potrà che peggiorare. Sulla carta tutto è previsto, tutto funziona, e alla fine tutti sono promossi”. Ed anche nella partenza non si contano i falsi fattuali. Nessuno pensa che sia un meccanismo funzionante. Nessuno ha mai potuto apprezzare che tutto funziona. E soprattutto non è vero che tutti sono promossi. Detto questo si cancella lo stigma della menzogna legato alla scuola.

Ma Ernesto Galli della Loggia non se la prende con gli insegnanti poco motivati o sulla necessità di una riforma dal primo impianto di Gentile ancora di là da venire.

Il grande storico se la prende proprio con la parte debole. Laddove si intende e si dà una risposta ad ogni esigenza formativa. Quindi anche ai portatori di handicap, a ragazzi affetti da dislessia o da disturbi dell’apprendimento. Pare che, sempre secondo l’insigne storico, dovrebbero essere confinati alla scuola differenziale. Proprio così.

Lui lo chiama “mito dell’inclusione”. Il problema quindi sarebbe il fatto che “nelle aule italiane – scrive Ernesto Galli della Loggia - convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno”.

Sentenzia poi laconico: “Il risultato lo conosciamo”. Un modo per dire tutto e non dire niente.

Sfugge allo storico che il momento di socializzazione delle conoscenze passi attraverso anche le dinamiche solidali per recepirle. La coscienza della diversità aiuta ciascuno a viversi nella doppia veste di colui che deve adottare il massimo delle sue capacità per recepire per poi metterlo a confronto, in quanto non c’è una sola ricezione possibile. Lo storico dovrebbe diversificare le sue letture per capire quanto la circolarità delle conoscenze sia rafforzata anche dal confronto. (…).

Prossimo libro da recensire per lui potrebbe essere uno sulla crisi degli intellettuali nella nostra epoca. Non sanno guardare avanti, non ci danno lumi per riuscire a guardare indietro, non entrano nell’attuale. Sanno però puntare i piedi su loro stessi. Peccato però che questo libro non sia ancora scritto.