I trucchi al photoshop esistono da decenni. Non parliamo dei vecchi fotomontaggi. Il pericolo oggi non è tanto che questi giochi di immagine che mostrano una diva diventare improvvisamente pornodiva, sono presto alla portata di tutti.
Lo strumento sono i Social. IN particolare Facebook.
Sufficiente ci sia la prima orda di sprovveduti che, con supposta buona fede,
rilancino l’immagine e diventa molto più difficile ritirarla dal circuito.
È quanto è successo alla cantante e autrice più citata del
mondo. Si è vista in abiti adamitici nelle circostanze di un concerto. Ma l’artifizio
è stato modulato attraverso l’intelligenza artificiale e il gioco appare
maggiormente pervasivo perché solleva da responsabilità dirette da parte di
sconosciute. E sulle responsabilità ci sono anche quelle degli ignari
propalatori delle accattivanti immagini che se ne fanno diffusori sequenziali
convinti della loro originalità.
Ma a ben guardare, si diceva, non è tanto l’esistenza dell’intelligenza
artificiale che pare muoversi, sua sponte, a detrimento dell’immagine del
personaggio famoso malcapitato. Il problema consiste nei Social che se ne fanno
diffusori. E la risposa non può consistere nella soppressione dei Social,
tantomeno nella perseguibilità dei tanti ignari battitori liberi di figure
inopportune.
E subito si ventila la necessità di una legge speciale.
Almeno negli Stati Uniti che hanno esportato questa tendenza. Non tutti gli
stati ce l’hanno. Biden l’ha proposta. E quelli che pensano male ritengono sia
appunto questo il busillis. Si crea un incidente diplomatico con la diva che si
presta per poi chiedere la soppressione di una libertà per motivi di necessità
superiore. Tutto questo in campagna elettorale.
Del resto intempestività dell’azione legale per suo retaggio
si muove sempre appena realizzato il fatto. Insussistente, se non nella
fantascienza, un’azione che muova nella possibilità di un’azione.
Ma se l’intelligenza artificiale si muove come vorrebbero
far credere l’unica azione riuscita a riparo dei suoi danni potrebbe essere
quella preventiva. A tanta intelligenza si deve rispondere con altrettante
intelligenza anticipatrice.
Sarebbe come a dire che si arresta una persona senza alcun
evidente fatto perché l’algoritmo ha calcolato sia prossimo ad effettuare un
reato.
La necessità di mettere in azione una legge, il fatto di
aver violato l’immagine di una persona ben conosciuta, sarebbero così due
ingredienti essenziali per ammannire il piatto dell’azione di repressione verso
attività non scaturite dal divenire naturale delle cose quando offendono la
personale onorabilità.
E se i tempi coi quali ci si è mossi finora a repressione di
fatti acclarati non si giustificano nell’età del tempo attuale. Tutto avviene
ora, in questo momento. Così come la repressione di quanto indebitamente
prodotto. E ci si dimentica della sussistenza di una volontà produttiva perché si
tornerebbe in uno schema antico per il quale non c’è bisogno di alcuna legge
speciale.
Quindi non solo reprimere hic et nunc. Ma anche prevenire. E
prevenire va inteso in senso puramente temporale: reprimere prima che si
faccia. Non prevenire in senso dell’azione educativa della prevenzione.
C’è lavoro per tanti giureconsulti.