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29 febbraio '24 - Semiotica
Test psicologici per gli aspiranti magistrati
Era solo una boutade quella di Berlusconi ma oggi potrebbe consistere in uno sbarramento effettivo per chi voglia diventare giudice


L’alto uffizio del giudizio. Una vetta dell’umana comprensione ed un sistema col quale le società sono necessitate ad organizzarsi. Sono stati sempre due ambiti molto controversi nelle organizzazioni statali. Circa venti anni fa in un contesto informale, come una telefonata riprodotta attraverso la trascrizione delle intercettazioni, Silvio Berlusconi disse che sarebbe stato bene sottoporre ogni magistrato a un test per saggiarne la piena aderenza al reale e alle capacità di connessione. Era una battuta. Uno sfondone per ridere con gli amici. Fece il giro dei media per le esecrazioni di rito.

Oggi questa possibilità potrebbe diventare cosa effettuale. Debbono passare diverse procedure legislativa, ma possiamo dire che ieri il Parlamento ha messo espressamente nelle mani del governo della repubblica l’onere di valutare se sia il caso di prevedere prove psicoattitudinali per i candidati all’ingresso in magistratura.

La nota di agenzia passata inosservata non è diventata ancora terreno di dibattito e discussione generalizzata come fu, venti anni fa, la boutade di Silvio Berlusconi.

C’è da chiedersi se dopo venti anni questa pratica da attuare non sia considerata, in definitiva, così scandalosa. Perché un giovane aspirante giudice non dovrebbe sottoporsi a una sorta di macchina della verità per capire se è disturbato? Se ha delle compulsioni? Oppure tendenze maniaco depressive che potrebbero concentrarsi davanti a qualche caso di un povero soggetto malcapitato sottoposto a giudizio?

Sarebbe anche una cautela legittima se ritenessimo quei test attendibili. In verità qualsiasi introspezione psicologica, anche praticata in terapia, non riuscirebbe a cogliere il disagio psichico di un soggetto che decidesse di mentire per dare di sé una versione conforme alle aspettative del mondo.

Se fossero sufficienti i testi psicologici non avremmo sparatori pazzi e soggetti affetti da manie omicide.

Non si tratta di una sfiducia verso le capacità analitiche di un qualsiasi professionista impegnato nell’indagine della psiche umana. Un requisito fondamentale però consiste nella collaborazione del soggetto che deve capire di avere un problema, pertanto si sottopone alle attenzioni di uno specialista per uscirne. La collaborazione del paziente è tutto in un processo di comprensione degli stati della psiche di un qualsiasi soggetto.

Diversamente, invece, da colui o colei che volendo apparire perfettamente commendevole riesce tranquillamente a vestire la maschera di perfetta conformità alle aspettative di una persona libera da condizionamenti nevrotici o addirittura psicotici.

E poi c’è sempre l’obiezione per cui chiunque si sottoponga all’esame sulla perfetta conformità alle aspettative può dare reazioni di adesione a reazioni di una persona controllata, in una fase della vita. In un’altra fase tutto può cambiare. Escono nevrosi, l’affaticamento spinge tensioni e pulsioni un tempo sopite e la persona dà prova tutt’altro rispondente alle aspettative dei test.

Forse per essere un buon giudice si dovrebbe semplicemente esser chiamati a farlo. Quando diventa l’espressione di una volontà, quella di giudicare e in questo modo esercitare un potere, è lì che deve avvenire il primo allarme.

E poi c'è l'espressione più rivoluzionaria e alta della cristologia: "non giudicate! E non sarete giudicati!" (Matteo, 7, 1).