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07 maggio '11 - moneta
La Grecia se ne va dall'Euro
Le smentite non aiutano all'obbligo di ripensare funzioni e ruoli della divisa unionica come alla funzione direzionale dell'Europa nel mondo

Il 9 maggio sul settimanale tedesco Der Spiegel esce una notizia che potrebbe essere l'inizio del ripensamento di funzioni e ruolo dell'Unione europea. La Grecia ha in animo di uscire dalla divisa dell'Euro. Le conseguenze per l'Europa sono tutte da decifrare, la risposta orgogliosa della Grecia alle lezioni di buon governo delle finanze fa riflettere sul senso profondo della missione europea nata essenzialmente per difendere le singole economie nazionali da attacchi speculativi e per rispondere con maggiore senso di sovranità ad un'economia reale sempre più potente, al di sopra degli stati nazionali, e sempre più globalizzata. La risposta arrivata in circa otto anni di esistenza dell'Euro è stata debole e insufficiente nel rispondere a tanta missione. Si sono soffocate le differenze, i localismi, le spontanee economie marginali per rafforzare un marchio unico confortevole solo per le grandi organizzazioni industriali e commerciali. L'Italia stessa è riuscita a fatica a difendere i suoi brand alimentari più affermati nel mondo.

Va detto che il ritorno alla dracma ha avuto delle smentite. Il governo di Atene, ha "categoricamente" negato l'operazione. Il settimanale tedesco però non scrive mai invano. Smentite arrivano dal portavoce di Angela Merkel. Ma il Fondo Monetario Internazionale si è barricato dietro a un "no comment".

Qualcuno dovrebbe spiegare l'interesse che ha ancora la Grecia per restare nella divisa dell'Euro. I costi sono maggiori dei benefici per un'economia come la loro. Le piccole imprese in Grecia hanno il nostro spirito di avventura più bello. Voglia di impresa che ha bisogno di una moneta agile, soggetta ad attacchi, ma vantaggiosa per il turismo e per l'export.

 

Se pensiamo poi a come sono stati trattati, come i somari e poveri in una classe di scienziati ricchi. Ci sono valori universali e imprescindibili davanti ai quali tutta la ricchezza delle nazioni deve osservare silenzio. La nostra cultura, il nostro mondo viene da lì e dal pragmatismo latino. Non c'è Europa senza questo religioso riconoscimento laico.